
Come sempre, anche in questo momento di estrema difficoltà, abbiamo due alternative.
Si può decidere di aspettare, chiudere e aspettare che la buriana passi, facendo ricorso agli aiuti dello Stato e al Fato. Un atteggiamento di verghiana memoria, che affonda le sue radici nell’immobilità fatalista.
Si può scegliere di esserci per la propria comunità, attivando servizi nuovi nella sostanza e nei modi, rendendosi utili per migliorare la vita complessa e straniante di chi è chiuso in casa.
Ogni scelta comporta dei rischi: il business non è una scienza esatta, le variabili dipendono dal luogo e dal momento, ma il più delle volte dal modo in cui tutto viene proposto, presentato, promosso e attuato.
Vi voglio raccontare una storia, anzi, tante briciole di storie, perché quello che più ci può ispirare è leggere di persone che hanno cambiato qualcosa, adattandosi ai cambiamenti.
Sono storie di successo? Non lo so, ancora.
C’è la farmacia che diventa digitale, attivando videochiamate per farsi sentire vicina alle persone, c’è il supermercato che anticipa le direttive nazionali per garantire la sicurezza di clienti e dipendenti, c’è il centro olistico che rende disponibili gratuitamente le attività su YouTube per supportare a livello energetico, c’è la psicologa che fa consulenza su Skype per portare sollievo, c’è la macelleria che tiene aperto al mattino e al pomeriggio e fa le consegne accorpando anche i prodotti venduti dagli altri stand del mercato, c’è la copisteria, chiusa, che lascia fuori dalla porta copie di autocertificazioni per tutti, c’è il distributore di food per i ristoranti che attiva una piattaforma di e-commerce per le famiglie con consegna a domicilio, c’è la gastronomia a fondo valle che la domenica fa il giro delle borgate di montagna consegnando menu di festa.
Già, ma come comunicare le novità?
L’obiettivo è che più persone possibile sappiano delle nostre iniziative, perché se le abbiamo progettate è perché pensiamo che possano davvero aiutare la comunità in cui viviamo. O meglio, che le persone potenzialmente interessate ne siano a conoscenza.
In questo periodo il rumore è tantissimo, i canali online di comunicazione sono sommersi di messaggi vuoti e contenuti fini a se stessi.
A volte, guardando una sponsorizzata su Facebook, mi viene il nervoso perché il tono è completamente fuori luogo, perché il messaggio non è rispettoso del momento, perché il contenuto è pubblicitario nel significato più becero del termine.
Rendiamoci conto che le persone (sempre, ma) oggi più che mai, cercano:
- Risposte a problemi. Allora chiediamoci: il mio servizio e il mio messaggio risolvono un aspetto della complicata vita delle persone?
- Divertimento e passatempi. Creare contenuti di qualità, che possano “competere” con quelli prodotti dai vari Netflix & Co o con i grandi musei è, in linea di massima, un’impresa titanica in cui vi sconsiglio di imbarcarvi. Ricordiamoci sempre che il tempo altrui è – sempre – una risorsa preziosissima.
Quindi, tempo costruttivo, perché alla maggior parte di noi sembra già di sprecarlo non potendoci muovere di casa. Stiamo insegnando qualcosa? Stiamo preparando un “dopo” migliore?
Qualità, anche nella leggerezza.
I contenuti che non hanno una sufficiente qualità, nel messaggio, ma anche nella realizzazione, vanno bene per perdere tempo i primi giorni, poi stancano. C’è bisogno di bellezza, interiore ed esteriore, per contrastare paura, noia e smarrimento. Quanto impegno stiamo investendo nella nostra proposta e nella sua comunicazione?